MASTER IN CONTEMPLATIVE STUDIES

Foto: Alessandro Molinari 00:am

Perché ho scelto di tornare all’Università (da studentessa)

Di ELISA BARBIERI


Ci sono momenti in cui il proprio cammino interiore incontra una soglia, una porta da attraversare, una nuova possibilità di espansione, un punto in cui intuizione e disciplina finalmente si incontrano.
Per me, questa soglia ha preso il nome di Master in Contemplative Studies dell’Università di Padova.

Quando ho letto la graduatoria di ammissione e ho scoperto di essere stata ammessa come prima, ho sentito che quel risultato non era solo un riconoscimento, ma un segnale di allineamento profondo con il percorso che sto costruendo.

Coltivo RizOH come un rizoma: un organismo che cresce lateralmente, in profondità e in relazione. Un progetto che intreccia poetiche relazionali, cammini narrativi, pratiche meditative e autobiografia come forma di conoscenza. Una ricerca che abita la vita tanto quanto la parola.

Eppure sentivo che mancava qualcosa:
un ponte tra la mia esperienza diretta e un nuovo orizzonte teorico, scientifico e interdisciplinare che potesse radicare ancora di più il mio lavoro.

Il Master in Contemplative Studies rappresenta questo ponte: l’opportunità di approfondire la conduzione e trasmissione delle pratiche meditative in contesti individuali e di gruppo, oltre a maturare un pensiero critico per affrontare le sfide culturali ed etiche legate alla diffusione della meditazione nel mondo contemporaneo.

Definizione di Studi Contemplativi 

Il Master indaga un campo emergente chiamato Contemplative Studies o Studi Contemplativi, che si caratterizza per essere laico, scientifico e universale, posizionandosi lontano sia dal dogmatismo, ovviamente, ma anche dal riduzionismo.

Il terreno comune tra le varie pratiche contemplative indagate riguarda due aspetti in particolare: lo slancio verso l’uscire da uno stato di narcosi, il superare il realismo ingenuo - quel modo di pensare che ci porta a credere di poter conoscere il mondo esclusivamente vedendo - e abbracciare una sfida di opposizione all’individualismo.

Se, infatti, i training meditativi moderni (come l’MBSR e il CCT) hanno dimostrato, anche attraverso la prova scientifica, di essere efficaci in quanto antropotecniche capaci di aumentare il benessere, ridurre la sofferenza, espandere le potenzialità, essi svolgono un’azione ben più ampia e profonda, arrivando a trasformare le comunità e l’ecosistema.

Ciò che passa sotto il cappello di Contemplative Studies sono non solo pratiche meditative individuali e di gruppo e non solo affondi teorici sugli aspetti filosofici e religiosi di alcune importanti tradizioni, ma anche pratiche relazionali come il dialogo, il dibattito, la domanda.

In quanto poeta relazionale, che da anni esplora la parola e la prassi poetica come medium per attivare scambi profondi con l’Altro (inteso come l’alterità in noi, le altre persone, gli animali l’ecosistema tutto), ho apprezzato molto l’introduzione di questa modalità di studio, imperniata sulla condivisione.

Interculturalità

Il presupposto di fondo è che non esiste una Verità assoluta e immutabile e non esiste un’autorità che la detiene ma, piuttosto, la verità è qualcosa che si costruisce insieme, momento per momento. Così come la conoscenza non è un insieme di ‘cose sapute’, di ‘informazioni’ ma è un evento, qualcosa che accade, quando ci si dedica alla contemplazione, ovvero all’osservazione dell’esperienza non mediata dal ragionamento, e quando ci si mette in ascolto di altre voci, le quali interpellano la nostra e la modificano. 

Certamente, lo studio in questo ambito è fondamentale per onore dell’importanza delle tradizioni, per non cadere nell’essenzialismo, nel sincretismo e nell’ambiguità di termini come ‘tolleranza’, ‘integrazione’ e ‘inclusione’.

L’interculturalità degli studi contemplativi si definisce come un approccio secondo il quale non esistono le ‘culture’ in senso astratto, mentre esistono individui che in una certa e personale misura le incarnano. In questo senso l’intercultura è un ambito rischioso, che appartiene al presente, come luogo dell’accadimento.

L’interculturalità degli studi contemplativi non deve essere intesa come sovra-sistema che, mescolando il meglio di ogni tradizione, costruisce un nuovo modello di riferimento con elementi dottrinali, rituali e altre caratteristiche delle religioni. Invece, l’interculturalità degli studi contemplativi è disponibilità ad accogliere tradizioni diverse, a essere flessibili, aperti. A partire, naturalmente, da sé stessi, mettendo in discussione il pronome personale ‘io’, osservando con sguardo performativo (da come guardiamo dipende come agiamo).

Vieni a vedere’ dice il Buddha. Ed è proprio questo che fanno gli studi contemplativi: invitano a conoscere, senza imposizioni.

Infine, una nota sull’etimologia di contemplazione, che mi ha assai colpito per la sua analogia con il mio progetto Parentesi Mobili e con la ricerca sull’ozio da me svolta tra il 2019 e il 2020 al CRC Collaborative Research Centre sull’Ozio all’Università di Friburgo (D).

Contemplazione deriva dal latino cum-templum, richiama dunque l’idea del tempio, di un luogo sacro dedicato al raccoglimento. La parola templum, a sua volta, significa ‘ritaglio’, ‘tempo ritagliato dal tempo comune’: come la parentesi mobile nella vita cittadina, come l’ozio come simbolo della vita contemplativa.   

Un dialogo tra scienza, filosofia e pratica interiore

Il programma del Master riunisce prospettive che raramente dialogano tra loro:

 •          neuroscienze e studi sulla mente contemplativa

•          filosofia, estetica e fenomenologia

•          psicologia della meditazione

•          antropologia e spiritualità comparata

•          metodologie esperienziali e pratiche corporee

Ciò che mi ha colpita non è solo la solidità accademica del percorso, ma il fatto che la contemplazione venga studiata come forma di conoscenza, trasformazione e cura. Un sapere che non rimane astratto, ma si intreccia con la vita quotidiana, con i gesti, con la capacità di ascolto.

Come questo percorso nutrirà RizOH

RizOH nasce da un gesto di connessione — tra sé, gli altri e l’ambiente.
È un laboratorio di ascolto che si esprime attraverso:

•          poesia e meditazione (relazione intrapersonale)

•          scrittura in cammino (relazione con il paesaggio)

•          autobiografia (relazione con sé e con l’altro)

Il Master mi permetterà di offrire a queste pratiche una struttura più ampia e consapevole:una cornice teorica solida, strumenti metodologici rigorosi e un linguaggio condivisibile con persone, istituzioni e comunità.

Non si tratta solo di approfondire la mia ricerca personale, ma di espandere RizOH come progetto di formazione, cultura e benessere, capace di dialogare con il mondo accademico, artistico e sociale.

Partecipare a questo Master non è soltanto un traguardo, ma un atto di radicamento: un modo per dare forma nuova a un percorso che negli anni ho coltivato con cura, intuizione e costanza.

Un passo che apre possibilità, incontri, nuove mappe di significato.
Un passo che conferma che la contemplazione non è distanza dal mondo, ma un modo radicale di abitarlo.

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